IL CARDIOLOGO EBOLITANO MASSIMILIANO VOZA IN EMILIA ROMAGNA, UNA DELLE ZONE ROSSE MAGGIORMENTE COLPITE DAL COVID-19, PER AFFIANCARE I COLLEGHI DELLE TERAPIE INTENSIVE DEL POLICLINICO UNIVERSITARIO DI MODENA.
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IL CARDIOLOGO EBOLITANO MASSIMILIANO VOZA IN EMILIA ROMAGNA, UNA DELLE ZONE ROSSE MAGGIORMENTE COLPITE DAL COVID-19, PER AFFIANCARE I COLLEGHI DELLE TERAPIE INTENSIVE DEL POLICLINICO UNIVERSITARIO DI MODENA.

 

Da Oliveto Citra alle zone rosse dell’Emilia Romagna: la scelta del cardiologo ebolitano Massimiliano Voza arruolato nel contingente della Protezione Civile: “Medici per il Covid19”

E’ proprio il caso di dire che è una scelta di cuore, quella del cardiologo ebolitano, Massimiliano Voza, che è stato arruolato come volontario per prendere parte al secondo contingente di medici della task-force “Medici per il Covid-19” della Protezione Civile, impegnati nelle zone maggiormente colpite dal nuovo coronavirus.

Voza è, dunque, uno dei 250 medici partiti da tutta Italia, da fine marzo, che hanno superato la selezione della Protezione Civile tra oltre 7000 candidature.

La settimana scorsa è stato convocato d’urgenza a Roma, dove ha prima preso parte a un meeting insieme ad altri colleghi (intensivisti come rianimatori e cardiologi o igienisti) con il capo della protezione civile Borrelli, quindi, successivamente, con un convoglio speciale di Trenitalia, scortato da uomini dei corpi militari e civili ha raggiunto l’Emilia Romagna, e poi Modena, dove sarà impiegato per dar man forte per 3 mesi ai colleghi della terapia intensiva coronarica del policlinico Universitario cittadino.

Il dottor Voza, che pure mentre svolgeva il mandato di sindaco di Santomenna ha già preso parte a missioni sanitarie e umanitarie anche in zone di conflitto (Kurdistan in Siria del nord, Chiapas in Messico, Donbass nel sud dell’Ucraina) collaborando con i sistemi sanitari autonomi locali, e, talvolta, recandosi sul posto anche in regime di clandestinità quando necessario (Siria e Ucraina), non si è voluto sottrarre anche questa volta a portare il suo contributo personale, professionale ed umano ai colleghi medici, ma anche ai malati affetti da Covid19.

<La mia scelta di andare nelle zone rosse nasce da un presupposto importante: ognuno in questo momento è chiamato a fare la propria parte e io, da medico, possedendo il profilo professionale e la seniority richiesti, non potevo essere da meno, e, come diceva Che Guevara, un grande medico rivoluzionario, “se vale la pena rischiare io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore”> – ha dichiarato il dottor Voza dal suo profilo facebook.

Raggiunto al telefono il dottor Voza ci scherza su: <Altre volte, da medico volontario, ho dovuto raggiungere i luoghi di missione anche clandestinamente, e una di queste volte i militari turchi, non gradendo gli aiuti sanitari che portavamo con la Mezzaluna Rossa Curda alle popolazioni inermi curde martoriate dall’ISIS e da Erdogan nella Siria del Nord, ci spararono addosso, non gradendo neanche il fatto che stavamo attraversavamo il loro confine di notte, “a loro insaputa”. In Ucraina, invece, tentarono la carta del mandato di cattura internazionale con l’accusa di essere penetrati “a loro insaputa” per sollevare “clandestinamente” le pene sanitarie del Popolo del Donbass massacrato dalla guerra civile… Stavolta, invece, sono arrivato con un convoglio messo a disposizione dalla presidenza dei ministri (che io avverso strenuamente), scortato dai corpi militari… che per un oppositore politico incallito, che è nemico giurato di governi, e che si è dichiarato obiettore di coscienza alla chiamata per leva militare è una bella soddisfazione >.

Infine, incalzato, chiosa: <in queste occasioni si prova orgoglio ma anche paura, che è un sentimento legittimo, e serve per ponderare bene le scelte per mettere in salvo la vita degli altri e pure la propria. Del resto questa mia decisione mi sembra il giusto corollario, dopo avevo manifestato idealmente il mio dissenso a chi ha prodotto o lasciato fare organizzazioni posticce, accorpamenti che minavano l’offerta sanitaria specialistica o percorsi ospedalieri misti nei nostri territori appena lambiti dal contagio di covid19, per mera ambizione e tornaconto personale o mania di protagonismo, o viceversa per mero menefreghismo, incurante del fatto che detti percorsi avrebbero potuto costituire una fonte di contagio per il territorio (o diminuzione dell’offerta sanitaria), così come come lo sono stati gli ospedali con percorsi misti al nord. E’ capitato pure, che qualche decisore pubblico, dal comodo della propria poltrona, mi abbia opposto strumentalmente la necessità di coraggio nell’imbarcarsi in decisioni che, invero, non trovavano fondamento scientifico contestualizzate nella realtà dei fatti, dicendomi che la storia avrebbe catalogato i prodi e coraggiosi da una parte e i codardi dall’altra. La mia partenza, serva pure da monito a quei decisori pubblici per rappresentare che in realtà la storia catalogherà gli attori della nostra sanità territoriale in: coraggiosi, ma in scienza e coscienza, da una parte, e opportunisti e/o incoscienti dall’altra>.

Massimiliano Voza

 

Medico Chirurgo

Dirigente Medico di Cardiologia

c\o Struttura Complessa di  

Cardiologia  

e Unità di Terapia Intensiva Coronarica – 

 

P.O. di Oliveto Citra (SA) | ASL di Salerno

Specialista in Cardiologia

Specialista in Geriatria

Perfezionato in Riabilitazione Cardiologica; in Fisiologia dello Sport e metodiche di allenamento; in Dietologia e Dietoterapia

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