Non comprendiamo, a distanza di mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19, perché si continui in scelte scellerate che riguardano l’ospedale di Eboli (accorpamento dei reparti di chirurgia e ortopedia), utilizzando lo stesso metodo di qualche mese fa, quando il Comitato per la salute pubblica denunciava la gravità della pratica degli accorpamenti, con una lettera aperta indirizzata al direttore generale e ne chiedeva finanche la sollevazione dall’incarico del direttore sanitario, procedendo al commissariamento del Presidio Ospedaliero di Eboli.
Oggi, a distanza di mesi, nonostante l’emergenza sanitaria stia investendo l’intero Paese, mettendo in ginocchio il nostro sistema sanitario che si è rivelato fallimentare, pur tenendo conto del peso dell’emergenza sanitaria e del momento serio e delicato, non possiamo tacere quanto si sta quotidianamente segnalando come un’emergenza nell’emergenza. Altre patologie importanti sono di punto in bianco messe in secondo piano o pericolosamente considerate meno meritevoli di interventi urgenti rispetto ai contagi da coronavirus. Il Covid è un nemico invisibile, ma ci sono altre patologie altrettanto pericolose e che probabilmente provocano anche più decessi. Nonostante questo, però, assistiamo sistematicamente alla pessima organizzazione del nostro nosocomio: l’ospedale di Eboli non può esserne considerato solo Hab per pazienti covid. Inoltre, l’ospedale di Eboli non serve solo i cittadini ebolitani, ma accoglie un bacino di circa 300 mila utenti che attualmente non si recano neanche più negli ospedali per paura di essere contagiati, in questo modo astenendosi da prevenzione, visite, controlli, terapie, così aumentando i rischi per mancate prestazioni di altre patologie. Chiediamo di sospendere i provvedimenti assunti e che penalizzano la maggior parte dell’utenza ospedaliera, intervenendo imediatamente per ripristinare tutti i servizi, vigilando sul buon funzionamento dei reparti ed assicurando indicazioni dettagliate agli utenti che in questo momento sono disorientati. Tutto questo anche per dare un segnale alle comunità locali che sempre più temono che si voglia comprimere le attività per spostare le utenze ospedaliere altrove, magari per rispondere a precisi interessi politici. Non vorremmo che la sanità, quella locale soprattutto, da anni teatro di conflitti politici, continuasse ad essere gestita secondo il potente di turno e per l’interesse degli amici.
Vogliamo anche sottolineare la necessità, forse ancora più urgente, di potenziare la sanità territoriale, assicurando alle strutture di immediato intervento organici e strumenti capaci di dare risposte ai cittadini. L’emergenza epidemiologica ha dimostrato la fragilità della sanità territoriale che, pur essendo avanguardia nell’assistenza medica e sanitaria, è sprovvista di troppi strumenti e paga il peso di organici non congrui rispetto alle richieste della popolazione. Prima ancora degli ospedali, è questa sanità l’interfaccia dell’utenza, spesso un’utenza fragile, fatta di anziani e famiglie poco abbienti. Un quadro poco edificante, che richiede sempre più interventi decisi e strutturali, capaci di assicurare livelli assistenziali adeguati, rispetto ai quali faremo sentire ancora la nostra voce in difeaa di utenti e cittadini.
(Rosa Adelizzi presidente del Comitato della Salute Pubblica del Sele)