I computer ormai condizionano la vita della odierna generazione: di Mariagrazia Toscano
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I computer ormai condizionano la vita della odierna generazione: di Mariagrazia Toscano

Il mondo del computer si evolve molto rapidamente e, non appena circola sul mercato l’ultimo ritrovato, ecco che viene puntualmente sostituito da un altro tecnicamente più avanzato. Ormai sia per uso domestico che aziendale, viene adoperato particolarmente come banca dati e per la digitazione dei testi, in quanto la sua nascita, si sa, ha mandato in pensione il materiale cartaceo, sostituendolo con “i dischetti” che permettono di trasferire le informazioni da un computer all’altro, anche se a notevolissime distanze, con tutti i vantaggi che ciò comporta in termini di tempo, spazio e sicurezza.

Ma la vera novità dei tempi è Internet: una rete di collegamento, una specie di autostrada delle informazioni facilmente percorribile sul proprio computer e che in pochi minuti, consente di comunicare con chiunque abbia intrapreso con il proprio pc, l’avventuroso viaggio su questa via. Forse all’inizio può sembrare difficile raggiungere una certa disinvoltura in movimento, ma dopo non molto tempo diventa facile “navigare” su Internet.

C’è chi propone d’inserire pure in Italia, come già avviene in altri paesi, il computer anche nei seggi elettorali: invece della solita scheda a matita copiativa, l’elettore nella cabina elettorale avrebbe a disposizione sul video i vari simboli tra i quali scegliere quello a cui dare la preferenza; il tutto con risparmio di materiale cartaceo, quindi finanziario, non notevole riduzione di “brogli” ed anche con una maggiore velocità di elaborazione dei risultati. Ma come la mettiamo con la vecchietta che adopera questa macchina “diabolica” con cui non ha proprio dimestichezza?

Sì, perché, se tra i giovani il mondo dell’informatica è ben conosciuto, soprattutto ben accettato, non è così, invece, per gli anziani che in pratica, lo rifiutano a causa di una mentalità che si nega al dialogo interattivo col computer. I ragazzi, giocando fin da piccoli con i videogames si sentono subito inseriti nel mondo dell’elettronica in cui sono nati, ovvero il XX secolo, quello della comunicazione a tutto tondo, lì dove un sessantenne di oggi, per contro, che abitualmente ha magari adoperato nella sua attività la classica Olivetti 22, come può sintonizzarsi con un moderno programma di videoscrittura, se non conosce l’hardware ed il software?

Parrebbe che, dal punto di vista generazionale, ognuno si senta a proprio agio solo se confrontato con la tecnica del suo tempo, ma esistono molti operatori telematici “attempati” e tuttavia bravissimi, il che porta a concludere che si tratta soprattutto di una questione caratteriale. E che in definitiva, se la società odierna è indirizzata verso la telematica che ha segnato la fine dell’isolamento di milioni di villaggi ed intere popolazioni riducendo enormemente il tasso iniziale di analfabetismo mondiale, influenzando sempre di più la vita quotidiana, occorre istruire adeguatamente i giovani a tale scopo.

Concludendo il XX secolo è stato e sarà descritto dagli storici come il periodo in cui la comunicazione sulle lunghe distanze ha collegato i popoli della terra.

Quando dicesi che al mondo tutto si evolve rapidamente… potere dei mass media!

Il termine chat (in inglese, letteralmente “chiacchierata”), designa il dialogo che avviene in tempo reale, mettendo facilmente in contatto perfetti sconosciuti, generalmente in forma essenzialmente anonima. Gli adolescenti, come mio nipote Filippo Antonio, trovano nelle chat lo stesso sollievo che i loro nonni traevano nell’adoperare carta e penna, consolidando relazioni ed amicizie tramite fitte corrispondenze.

Oggi come un tempo la distanza permette, pure ai più introversi, di esprimere i propri sentimenti, e così facendo di superare meglio i momenti critici.

La chat sta soppiantando gli ormai classici messaggi, anche grazie all’avvento degli smartphone di ultima generazione che consentono di essere connessi alla Rete sempre e comunque… croce e delizia!

Essa non è un’alternativa al rapporto interpersonale vero e proprio, come gli adulti sovente temono, infatti la netta maggioranza degli amici virtuali è costituita da compagni di scuola o di strada che si ritrovano gradevolmente nella piazzetta virtuale dei social network invece che sui muretti o vicino alle fontane di paese come succedeva una volta.

A volte gli adolescenti riescono ad affrontare argomenti profondi protetti  dallo schermo o dalla tastiera, senza l’imbarazzo di mostrare i propri stati d’animo ed i legamo che s’instaurano nella vita reale sembrano rinsaldarsi quando sono integrati da queste conversazioni.

Sì, perché il beneficio dello sfogo online è ancora più rilevante per i soggetti più introversi che, in questo modo, riescono facilmente a stabilire relazioni senza temere di arrossire, avendo tempo per riflettere prima di scrivere e talvolta servendosi di un simpatico pseudonimo.

Certo, non è detto che online si trovino sempre saggi consigli, né si può escludere che i ragazzi facciano purtroppo “cattivi incontri”, così come può accadere loro in un parco o per strada.

Come comportarsi, quindi? Il primo suggerimento è di non rifiutare a priori questi strumenti, ma d’imparare a conoscerli gradualmente, in quanto i ragazzi sono ben contenti d’introdurre  i grandi a queste tecnologie, facendoli sentire importanti.

Entrando in questo mondo, lo specchio dell’odierna società, si possono conoscere approfonditamente opportunità e rischi di questa dimensione, come ogni altra che l’esistenza presenta… solo facendoselo spiegare dal diretto interessato si può intuire se l’approccio che l’adolescente nutre verso questa realtà presenta rischi, ed eventualmente intervenire.

Demonizzare Facebook, le chat in internet in generale invece, ci relega in un piccolo mondo antico, attraverso il quale non possiamo né conoscere e né proteggere i nostri ragazzi, rassicurando e i genitori ed i nonni che temono le nuove tecnologie.

Cari amici di penna online, come recita un vecchio ma sempre valido adagio, “ est modus in rebus!”.

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