IL PRC SI CHIEDE QUALE SARÀ IL FUTURO PER EBOLI ED AUSPICA UN RINNOVAMENTIO DELLA CLASSE POLITCA E UNA FORTE SCELTA IN CHIAVE ALTERNATIVA
Eboli Politica

IL PRC SI CHIEDE QUALE SARÀ IL FUTURO PER EBOLI ED AUSPICA UN RINNOVAMENTIO DELLA CLASSE POLITCA E UNA FORTE SCELTA IN CHIAVE ALTERNATIVA

COMUNICATO STAMPA DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA EBOLITANO

(Silvio Masillo seg. del PRC di Eboli)

 

Eboli, quale “la città futura”?

Al declino politico ed economico che travolge la città, i ceti politici e le eminenze grigie oppongono alleanze spurie e di convenienza. Schemi già visti, manovre gattopardesche tese solo a cambiare la titolarità delle mani sulla città e a proporre candidature di carrieristi calati dall’alto con formule che sanno di stantio. Un déjà vu!
D’altra parte, noi non possiamo esimerci dall’essere protagonisti delle dinamiche politiche della città. A Eboli il Partito Comunista ha sempre svolto un ruolo centrale nella politica cittadina, sia come forza propulsiva di opposizione, sia come forza di governo di cambiamento. Nel dopo guerra addirittura esprimendo un’egemonia ragguardevole, e, del resto, negli ultimi 25 anni il Partito della Rifondazione Comunista ha rinnovato questa storia esprimendo il gruppo consiliare maggioritario e il sindaco per un decennio. Ovviamente il nostro protagonismo si distingue, come sempre è stato.

In primo luogo, riteniamo che sia irrinunciabile che il programma politico della “città futura” sia basato su un modello di sviluppo sostenibile, armonico, riproducibile e inclusivo, che non lasci nessuno indietro, pensato per “i molti e non per i pochi”, e si basi quantomeno su dignità sociale, decoro civico ed equità tributaria: si fermi il declino della città, ma la crisi non la paghino i concittadini più marginali dal punto di vista economico, sociale e della collocazione periferica!
In secondo luogo, riteniamo che i progetti politici capaci veramente di rendere più giusta la città non possono viaggiare su tutte le gambe. Cioè, siamo consci pure che per cambiare la città servono un “progetto popolare” e gambe con lo realizzino che siano credibili ai più in città. In questa fase storica cittadina, ciò ci sembra più efficace rispetto a un progetto meramente ”identitario”, che finisce per parlare solo al proprio ceto politico e non al Popolo; progetto, dunque, che non avrebbe la forza di candidarsi a cambiare l’esistente. Ciò, stante anche la crisi di fase della sinistra dovuta soprattutto a chi, anche in città, è responsabile di avere voluto scindere l’atomo nella sinistra in cerca di visibilità personale, o a chi ha usato la sinistra radicale, in particolare Rifondazione, come un calesse personale, un trampolino, salvo poi fare impunemente i salti carpiati, con giravolte che si susseguivano a destra e a manca a seconda della convenienza: eletti, dirigenti partitici o spin doctor che siano stati.

Auspichiamo, quindi, che ci sia un progetto politico condiviso ai più. Tuttavia, puntualizziamo fin da subito che non siamo disponibili a transigere sul modello di sviluppo sostenibile della città, mentre, siamo disponibili ad accettare solo due tipi di opzioni per individuare le gambe che dovranno portare avanti il progetto che ribalti radicalmente lo status quo.
La prima ipotesi: un sindaco o una sindaca dichiaratamente di sinistra. Di una sinistra distante dalla coalizione PSE-PPE che esprime l’attuale classe dirigente, e che è anche responsabile della crisi in città.
L’ipotesi alternativa: un “homo novus” civico (donna o uomo che sia, poiché non ci interessano i giochetti sessisti creati ad arte, innanzitutto per evitare che la competizione tra galli faccia saltare equilibri posticci, se non addirittura per tarpare le ali ai propri fidi alfieri cui non si riesce a spiegare che non si può fare sempre asso piglia tutto), ma inoppugnabilmente di animo progressista, e soprattutto la cui biografia sia impeccabile, cioè che non sia stato già consumato da esperienze di governo della città o si sia prestato a esperienze ambigue o comunque sostanzialmente di destra, e che abbia una storia che parli di impegno civile o comunque al mondo del “lavoro” o del “non lavoro”, di ampio respiro.
In assenza di tutto ciò, non ci faremo irretire, ma saremo pronti a rovesciare il tavolo dell’esistente!

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