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Aspettative e dolore: il cervello risponde a ciò che crediamo. Di Chiara Vergani

today31 Luglio 2025 2 5

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Aspettative e dolore: il cervello risponde a ciò che crediamo. Di Chiara Vergani

 

Quanto dolore proviamo non dipende solo da ciò che ci accade fisicamente, ma anche da ciò che ci aspettiamo. Un recente studio pubblicato sul Journal of Neuroscience dimostra che le nostre previsioni mentali possono modulare concretamente l’intensità del dolore percepito. Non si tratta solo di suggestione: il cervello risponde in maniera diversa a seconda del tipo di aspettativa che coltiviamo.

I ricercatori del National Institute of Health, guidati da Lauren Atlas, hanno analizzato le reazioni cerebrali di 40 volontari sottoposti a stimolazioni termiche dolorose. Hanno scoperto che due tipi distinti di aspettative – quelle create da segnali visivi esterni (come simboli o parole che indicano “dolore lieve”) e quelle indotte da spiegazioni verbali su un trattamento (per esempio, l’effetto placebo di una lozione) – attivano aree cerebrali differenti.

In particolare solo i segnali esterni hanno modificato l’attività di un biomarcatore neurale specifico del dolore, producendo effetti più omogenei e diretti. Al contrario, le aspettative legate a un presunto trattamento hanno coinvolto le aree cerebrali associate al significato, alla valutazione e alla fiducia, risultando meno prevedibili e più soggettive.

Per i medici e gli operatori sanitari questa scoperta ha un valore concreto: il modo in cui si presenta una cura o un intervento può influenzare il dolore del paziente, ma non tutti i tipi di rassicurazione funzionano allo stesso modo. Dire “Questo potrebbe farle male” attiva una reazione nel cervello diversa dal dire “Questo le porterà sollievo”.

In altre parole, vedere e credere non sono la stessa cosa e il cervello lo sa. La comunicazione è una parte attiva del trattamento.

“Il linguaggio che usiamo – spiega Atlas – può diventare un potente strumento terapeutico oppure un amplificatore della sofferenza”.

Lo studio ci ricorda che le parole e i simboli non sono neutri: plasmare le aspettative significa di fatto, agire sulla percezione del dolore.

Scritto da: Marco Naponiello

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