SICET-CISL: TUTTE LE NOVITA’ DEL SINDACATO DI CATEGORIA CASE POPOLARI
Diritti Italia Sindacato

SICET-CISL: TUTTE LE NOVITA’ DEL SINDACATO DI CATEGORIA CASE POPOLARI

Roma, 21/06/2022
Oggetto: Ns. incontro dell’01/06 u.s. – Richiesta di nuova convocazione.
Gentile Sottosegretario,
facendo seguito alle richieste da Lei formulate in conclusione dell’incontro dell’01/06 u.s. elenchiamo i punti
della nostra piattaforma che in questa fase consideriamo assolutamente prioritari, indicando quelli che riteniamo debbano essere i tempi entro i quali intervenire:
entro il mese di luglio:
1) Un provvedimento che istituisca un Tavolo Nazionale per la definizione e il coordinamento delle iniziative da
assumere in sede locale per l’accompagnamento sociale delle famiglie indigenti sottoposte a provvedimento di rilascio
dell’abitazione principale e, successivamente, emanazione di un provvedimento del Governo che consenta e faciliti la
costituzione a livello territoriale delle cabine di regia necessarie per garantire il passaggio da casa a casa dei soggetti
disagiati;
2) Realizzazione di una Banca Dati del patrimonio abitativo degradato, pubblico e privato, da recuperare in
tempi brevi per garantire il passaggio da casa a casa delle famiglie indigenti sottoposte a provvedimento di rilascio
dell’abitazione principale;
Conseguentemente, chiediamo che il Governo inserisca nei primi prossimi provvedimenti di natura finanziaria, e
comunque nella Legge di Bilancio, oltre al rifinanziamento del fondo sociale e del fondo morosità incolpevole, le
misure necessarie e connesse a rendere effettiva ed efficace l’azione degli enti locali e delle cabine di regia per la
realizzazione degli obiettivi indicati al punto 1:
3) Istituzione di un Fondo per finanziare i contratti di locazione di cui all’articolo 1 comma 3 della Legge 431
del 1998 stipulati dagli enti locali in qualità di conduttori per soddisfare esigenze abitative di carattere transitorio;
4) Istituzione di un Fondo a favore dei Comuni per cofinanziare l’acquisto e/o la ristrutturazione di alloggi da
parte delle Regioni e dei Comuni da assegnare agli sfrattati determinando il canone in base alle condizioni di
reddito, nonché la rapida assegnazione degli alloggi di ERP vuoti perché inagibili e incrementare il patrimonio
ERP a disposizione degli enti locali e degli IACP, comunque denominati;
2
5) Individuazione delle risorse necessarie per realizzare un piano casa pluriennale di ERP volto ad incrementare
significativamente l’offerta di alloggi a canone sociale.
Chiediamo, infine, l’inserimento di rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e degli inquilini nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione Abitativa.
Riservandoci di formulare proposte più articolate successivamente alla ripresa del confronto e confidando nella
sua disponibilità a fissare al più presto un nuovo incontro, Le porgiamo cordiali saluti.
I Segretari Confederali
CGIL CISL UIL
Gianna Fracassi Giulio Romani Ivana Veronese

I Segretari Generali Sindacati Inquilini
SUNIA SICET UNIAT UNIONE INQUILINI
Stefano Chiappelli Fabrizio Esposito Augusto Pascucci Walter De Cesaris
Relazione al Consiglio Generale Nazionale del 23 giugno 2022
La guerra in Ucraina e prima ancora l’emergenza Covid non corrispondono soltanto a due
tremende crisi che siamo stati chiamati ad affrontare in un brevissimo arco di tempo ma
equivalgono anche a due grandi eventi storici che ci costringono a rimettere in discussione
una visione troppo ottimistica del futuro che nemmeno la grande recessione economica del
2008-2009 era riuscita ad intaccare significativamente.
Altrettanto dicasi per i cambiamenti climatici rispetto a cui finora si è parlato molto ma fatto
troppo poco e non soltanto da un punto di vista pratico bensì anche in termini di una reale
comprensione dell’entità del rischio che stiamo correndo e della necessità di rivoluzionare
il nostro modo di intendere la presenza dell’uomo su questo pianeta.
Probabilmente soltanto il linguaggio simbolico, liberato dalle censure razionalistiche da cui
è ormai impregnata a fondo la mentalità dell’uomo moderno, sarebbe davvero in grado di
farci capire che stiamo scherzando col fuoco.
Eppure le religioni, così come molti letterati e poeti, ci hanno avvisato per tempo.
Ad esempio basterebbe leggere Moby Dick di Melville per capire che si tratta della Natura
che si ribella all’uomo che vorrebbe soggiogarla completamente andando oltre ogni
necessità e ragionevolezza.
Ma per la coscienza dell’uomo del XXI° secolo la Natura non può essere personificata
perché sarebbe poco serio.
E così preferiamo restare parzialmente interdetti dinanzi ai dati scientifici che registrano il
progressivo scioglimento delle calotte polari, restando in attesa della notizia di qualche
magica invenzione o scoperta per risolvere tutto.
E lo stesso vale per i resoconti statistici sulla pandemia piuttosto che per il notiziario
giornaliero sull’andamento della guerra in Ucraina.
Certamente ciascuno di noi può fare molto poco ma evidentemente c’è anche una
sottovalutazione di quel poco che ciascuno di noi può fare.
Capisco che tutta questa premessa al consiglio generale potrebbe sembrare esagerata ed in
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effetti in un certo senso sicuramente lo è.
Ma serve anche per inquadrare meglio quello che accade rispetto alle nostre rivendicazioni.
Se non ci si mobilita davvero e fattivamente per questioni che minacciano la vita stessa e il
futuro delle prossime generazioni, non ci possiamo poi stupire troppo se incontriamo
indifferenza, resistenze o rimozioni rispetto alla questione abitativa.
Del resto la questione della povertà e della disuguaglianza è un altro dei grandi temi che in
genere cattura l’attenzione dello spettatore purché mantenuta a distanza o solo se coinvolge
fino a un certo punto sul piano pratico.
In fondo la tanto evocata distinzione fra rifugiati politici e migranti economici riflette il
limite oltre il quale buona parte del nostro mondo non è disposto ad andare per farsi carico
delle disgrazie altrui.
Possiamo quindi stupirci se i mass media riprendono l’ultimo report dell’Istat sulla povertà
in Italia senza rimarcare che si tratta di un problema che riguarda in modo particolare gli
stranieri residenti nel nostro paese?
E possiamo scandalizzarci se lo stesso accade per gli inquilini?
Certo che possiamo ed anzi dobbiamo farlo.
Ma dobbiamo farlo sapendo che troveremo enormi ostacoli perché purtroppo l’opinione
pubblica non è molto favorevole e questo condiziona in modo determinante la politica oltre
che i media.
Sempre difficile stabilire poi se sia nato prima l’uovo o la gallina.
Ma evidentemente non è questo il problema che dobbiamo risolvere.
Certo è che la pioggia di denaro innescata dal PNRR, dagli altri fondi strutturali europei e
dai vari stanziamenti statali che si sono susseguiti dal Decreto Cura Italia in avanti, oltre a
rassicurare l’opinione pubblica generalmente intesa, aveva creato in particolare un clima di
fiducia fra gli operatori economici e gli amministratori locali.
Ma ora, anche a causa della guerra, si riaffaccia il rischio di una stagnazione per di più
accompagnato da inflazione elevata.
Permangono inoltre forti incognite rispetto alla capacità del paese di realizzare le riforme
strutturali di cui avremmo bisogno, a cominciare da quella del fisco.
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E non è solo un problema di evasione e di elusione.
Abbiamo visto cosa è successo sul catasto, sul riordino dei bonus edilizi, sulla tassazione
delle rendite ed in particolare sulla flat tax sugli affitti.
Tutto intoccabile o quasi e forse sarebbe il caso di dire che l’Italia non è una Repubblica
fondata sul lavoro così come prevede l’articolo 1 della Costituzione ma una Repubblica
fondata sulla rendita e l’incentivazione fiscale.
Resta poi il problema di fondo di una Pubblica Amministrazione che, soprattutto a livello
centrale, non sembra in grado di migliorare la propria performance.
A questo proposito ricordo la nostra circolare sul Fondo Sviluppo e Coesione dove si parla
di oltre 12 miliardi di euro che rischiano di essere revocati perché la macchina
amministrativa non è stata in grado di muoversi al passo con i tempi previsti.
Evidentemente ci sono ritardi enormi e non basta la nomina dei c.d. ministri tecnici per
recuperare tutto lo svantaggio accumulato dalla burocrazia italiana rispetto a quella di altri
grandi paesi europei.
Vero è che il governo Draghi è quanto meno riuscito a dare una certa stabilità politica.
E da questo punto di vista ha certamente pesato la leadership di indiscusso prestigio
internazionale mentre poco sembra avere inciso la mancanza di una legittimazione derivante
dal voto popolare.
Visti anche i dati recenti sull’astensionismo e considerato che la nomina di primi ministri
che non hanno vinto le elezioni è ormai tutt’altro che una novità, ci sarebbe da chiedersi se
gli italiani non siano giunti a considerare la democrazia come un fattore che sta quasi in
subordine rispetto alla necessità di avere un governo efficiente e stabile.
Certo è che ormai questa legislatura volge al termine.
E che forse questo è più un male che un bene perché ci aspetta una campagna elettorale con
inevitabile clima da stadio ed il rischio di una nuova instabilità politica o, peggio ancora, di
ritrovarci con un governo politico pienamente legittimato non particolarmente sensibile alle
nostre istanze.
Oltre a questo è più che probabile che l’approssimarsi della scadenza elettorale finirà per
distogliere l’attenzione della classe politica rispetto alle tante urgenze che andrebbero
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affrontate avviando riforme strutturali e non semplicemente con la solita concessione di
sussidi e incentivi.
E ovviamente la questione abitativa è fra i primi candidati all’oblio.
Non a caso rispetto alla nostra piattaforma unitaria presentata a marzo il sottosegretario del
MIMS Cancelleri ci ha informato della prossima ripartizione dei fondi per l’affitto e poi ci
ha detto chiaramente che vista l’imminente scadenza della legislatura per ora può assumere
soltanto impegni limitati rispetto a ciò che riteniamo assolutamente prioritario e urgente.
Per questo l’altro ieri abbiamo inviato al sottosegretario Cancelleri una nuova richiesta di
incontro insistendo in particolare:
a) sull’immediata istituzione di un Tavolo Nazionale che dovrebbe dettare le linee
guida per le Commissioni da istituire a livello locale per la graduazione degli sfratti;
b) sulla creazione di due nuovi fondi in aggiunta a quelli per l’affitto già previsti (FSA e
FMI): il primo per finanziare i Comuni che stipulano contratti di locazione per soddisfare
esigenze abitative transitorie in base all’articolo 1 comma 3 della legge 431 del 1998 al fine
di trovare una sistemazione provvisoria agli sfrattati; il secondo per cofinanziare l’acquisto
e/o il recupero di immobili da parte delle Regioni e dei Comuni da destinare al patrimonio
ERP e da assegnare agli sfrattati.
Questo non significa che stiamo retrocedendo rispetto ai contenuti della piattaforma unitaria
presentata a marzo; vuol dire semplicemente che facciamo buon viso a cattivo gioco e
procediamo per gradi cercando di ottenere subito qualche risultato prima delle elezioni.
Ovviamente è un percorso tutto da verificare ed in caso di sostanziale indisponibilità del
Ministero a farsi portatore di questa “mini piattaforma” dovremo cambiare approccio e
prevedere qualche altra iniziativa.
Per il resto dopo le elezioni si vedrà.
Certo è che la questione abitativa non è una nostra invenzione.
Già solo i dati degli ultimi due rapporti Istat sulla povertà in Italia costringerebbero qualsiasi
governo a prendere seriamente in carico il problema.
Per fortuna, mentre da un lato gli organi di informazione di fatto agiscono spesso come
“armi di distrazione di massa”, in alcuni settori cresce una certa consapevolezza del
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problema.
Ad esempio se è vero che l’ultimo rapporto Istat è stato ripreso dai media evitando quasi
sistematicamente di segnalare il forte legame fra il fenomeno della povertà crescente e la
questione abitativa, c’è anche una parte del mondo accademico che sta promuovendo
iniziative in senso inverso.
In particolare a livello nazionale è stato costituito un Forum promosso da vari professori
universitari a cui sono stati invitati successivamente i sindacati confederali e degli inquilini,
oltre ad altre associazioni come Legambiente.
Dopo ampia discussione, in particolare fra i sindacati che hanno contributo non poco
all’approfondimento delle questioni, è stato elaborato un documento che verrà presentato
prossimamente in un convegno.
Convegno che si prevede di svolgere presso il CNEL e con la partecipazione del Ministro
Giovannini in quanto diretto interlocutore delle richieste che quel documento contiene.
Istanze che sostanzialmente coincidono con quelle della piattaforma unitaria, sia pure con
qualche sfumatura diversa che d’altra parte era necessario concedere pur di arrivare ad un
punto fermo condiviso.
È stata poi richiesta la nostra disponibilità per un’iniziativa pubblica sul problema della casa
che intenderebbe promuovere il Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali; ovviamente
abbiamo già confermato la nostra adesione ma per il resto siamo ancora in attesa della
convocazione.
Da ultimo alcune considerazioni sulla stagione congressuale appena conclusa e su quello
che ci attende.
Prima di tutto ancora un ringraziamento a tutti perché i congressi sono stati davvero un
momento di incontro e di scambio estremamente positivo e cordiale.
Il prossimo appuntamento dovrebbe essere quello dell’assemblea organizzativa ma
ovviamente è prematuro parlarne ora.
Certo è che dobbiamo portarci avanti rispetto alle tante questioni organizzative rimaste in
sospeso o che comunque richiedono un approccio più incisivo rispetto al passato.
Mi riferisco in particolare all’anagrafe degli iscritti e, più in generale, alla necessità di
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costruire una banca dati omogenea, completa e aggiornata dei dati salienti relativi all’intera
organizzazione.
Serve insomma una specie di censimento che è ormai indispensabile per definire una politica
di sviluppo organizzativo basata su elementi oggettivi e non semplicemente su enunciazioni
di principio, prevedendo percorsi graduali e condivisi perché questa è l’unica via che
consente di avvicinare concretamente la situazione reale all’ideale.
Conoscere meglio, per poi armonizzare in seguito, le diverse situazioni esistenti fra i tanti
territori richiede anche una maggiore partecipazione dei livelli Regionali che devono
contribuire concretamente alla raccolta e all’elaborazione dei dati così come alla definizione
dei progetti di sviluppo organizzativo.
Lo stesso vale per la formazione che va svolta in forma sistematica e coordinata dal
Nazionale e dai Regionali in base alle rispettive competenze.
Peraltro, considerato l’apparato e le risorse attualmente a disposizione del Nazionale, in
entrambi i casi non si tratta soltanto di un fatto di buon senso ma anche e prima di tutto di
un percorso obbligato.
E quindi quello che conta è il grado di effettiva collaborazione fra le strutture, a cominciare
dal rapporto fra il Nazionale e i livelli Regionali.
E sarebbe altrettanto illogico, se non addirittura assurdo, negare l’opportunità di rafforzare
questa collaborazione anche in vista dell’elaborazione e del coordinamento delle iniziative
sindacali.
Per questo al secondo punto all’ordine del giorno come Segreteria proponiamo la nomina
di 3 Commissioni Consiliari in base all’articolo 49 del Regolamento di Attuazione dello
Statuto di cui una dedicata alle “politiche abitative, contrattazione e urbanistica”, una
seconda per “organizzazione, bilancio e tesseramento” e una terza per “formazione e
comunicazione”.
Cosa che peraltro avevo già anticipato, da ultimo nella Relazione al Congresso.
È il caso forse di ribadire che si tratta semplicemente di strumenti per favorire un cambio di
passo ed una maggiore incisività rispetto al passato.
Non si tratta di organismi deliberanti ma soltanto di organi di staff che si occupano di
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materie specifiche con funzioni istruttorie e di preparazione di proposte per il Consiglio
Generale.
In realtà l’articolo 49 dice che la proposta della Segreteria può prevedere anche deleghe in
base alle quali, di volta in volta, le Commissioni possono esercitare funzioni deliberanti.
Ma in questo caso non c’è nessuna proposta di questo tipo da parte della Segreteria.
Questo significa che il lavoro istruttorio e le proposte provenienti dalle Commissioni non
sono vincolanti per nessuno, nemmeno per gli stessi componenti delle Commissioni che
sono liberi di riproporre negli organismi le eccezioni già sollevate all’interno della
Commissione o di rivedere la posizione assunta in quella sede in base agli orientamenti
espressi dall’Esecutivo e dal Consiglio Generale.
Ciò non sminuisce il lavoro prezioso che può essere svolto dalle Commissioni che
consentono di approfondire in tempo utile tante questioni, evitando lunghissime discussioni
dell’ultimo minuto che finiscono soltanto per cristallizzare lo status quo rinviando ad un
futuro imprecisato i necessari aggiustamenti o che oppure costringono a prendere decisioni
che non godono di un consenso reale e ben più ampio della semplice maggioranza dei voti.
Coerentemente con quanto detto finora il criterio seguito ai fini della presentazione della
proposta è stato quello di favorire la più ampia partecipazione possibile dei Segretari
Regionali.
Questo con l’unica eccezione del Segretario Territoriale di Milano che è stato inserito nella
Commissione per la formazione e non tanto in base ad un principio di rappresentatività
quanto piuttosto per una valutazione specifica della Segreteria rispetto all’esperienza e alla
competenza che può offrire in quella sede.
L’altro criterio che è stato utilizzato riguarda il numero di 6 persone per ciascuna
Commissione, che francamente mi pare già abbastanza elevato, tenuto conto che si tratta di
organi di staff che devono essere molto veloci e concreti, e che tuttavia è stato adottato per
favorire una maggiore partecipazione.
Criteri che peraltro sono stati già valutati congiuntamente in una riunione con i segretari
regionali che abbiamo svolto l’11 maggio scorso.
Naturalmente non è escluso che in futuro venga rivista la composizione delle Commissioni
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sia rispetto ai componenti che verranno oggi proposti sia rispetto al numero massimo di 6
componenti.
Detto questo restituisco la parola al Presidente di questo Consiglio Generale