Storia e leggenda dello stemma di Lecce e… dintorni!: di Mariagrazia Toscano
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Storia e leggenda dello stemma di Lecce e… dintorni!: di Mariagrazia Toscano

All’interno della penisola salentina, che costituisce il cosiddetto “Tallone d’Italia”, in
un’ampia, amena ed ubertosa pianura, sorge la rinomata Lecce, dalle origini
leggendarie e quanto mai incerte.
E’ di origine storica molto vicina a quella di Enea, raccontataci da Virgilio. Si
suppone, addirittura, che le origini di Lecce avrebbero qualcosa in comune con
quelle di Roma.
Il segno della lupa, infatti sia per Roma che per Lecce, costituiscono un’emblema in
comune con quello di Lecce, essa si trova sotto un albero di leccio e rappresenta la
stretta fratellanza con la civiltà romana.
Quest’albero anticamente si trovava in un vecchio e fitto bosco, tra Brindisi ed
Otranto, con una fiorente vegetazione, popolatissimo da lupi e così attribuirono il
leccio, Lecce ed i lupi, alla figura della lupa. In questo modo, fu stabilito lo stemma
figurativo di Lecce che si propone come una città di risorse, con l’università, il teatro
e la musica, erede di un patrimonio artistico ed architettonico senza pari.
Passeggiando per le vie tortuose del centro storico ci si rende esattamente conto di
come il trascorrere del tempo abbia potuto fondere e mescolare stili e forme, con
grande armonia e pulizia delle stesse.
Centro particolarmente attivo nei settori dell’industria agricola (olio, vino), della
ceramica e cartapesta, è la città dove più elaborato è stato lo sviluppo dell’arte
barocca in pietra leccese, un calcare particolarmente malleabile ed adatto alla
lavorazione con lo scalpello. La città per la bellezza dei suoi numerosi monumenti
che l’adornano realizzati nel classico stile barocco leccese è definita la Firenze del
Sud o l’Atene delle Puglie, lì dove si contano più di quaranta chiese e numerosi
palazzi settecenteschi, molti dei quali adibiti ad abitazioni e lussuosi alberghi.
Il centro della città è racchiuso in mura di cinta risalenti al XVI secolo, ormai
prevalentemente distrutte. Lecce presentava quattro porte di accesso: Arco di
Trionfo (Porta Napoli), Porta Rudiae, Porta San Biagio e Porta San Martino,
quest’ultima purtroppo crollata nel XIX secolo.
Narra la leggenda che se passeggiando calpesterai lo stemma della lupa in Piazza
Sant’Oronzo, il salotto storico della città, avrai problemi con la sorte!

L’angolo dei ricordi.
Il Caffè Cervo di Via Templari, caro al ricordo di molti suoi cittadini, dove intere
generazioni di leccesi si riunivano di sera o nei giorni di festa a discutere della vita
culturale, economico-sociale e politica cittadina.
Il Mercato del pesce di Via Vito Fazzi, accanto all’Ufficio delle Guardie Municipali,
luogo di primaria importanza per l’economia leccese di quei tempi.
L’antica Caserma Massa, cara al ricordo di molti e che ha fatto posto dapprima al
vasto piazzale dove per anni, durante le feste patronali, sostavano le giostre, per la
gioia di grandi e piccini ed odierna sede dell’ampio parcheggio.
Il monumento di Giuseppe Libertini, ricco proprietario terriero, là dove ora sorge il
monumento al Milite Ignoto in Piazza Roma, attuale Piazza Italia.
Ed infine Piazza Trecentomila al tempo del Congresso Eucaristico Nazionale nel
1956. Oggi è Piazza Giuseppe Mazzini, con al centro la moderna fontana da tutti
ammirata per la sua bellezza ed originalità architettonica che ben si colloca nel
salotto commerciale della città circondata dal verde pubblico.
E la storia continua…
Lecce, tra botteghe artigiane, antiche dimore, monumenti e chiese è uno scrigno
prezioso da preservare e tramandare ai posteri, ricca di arte, storia e vita: un luogo
dell’anima e del cuore senza tempo, in cui è piacevole perdersi tra vicoli e vicoletti
con il naso all’insù tra vecchi ricordi, mai sopiti perché essi non muoiono mai, stanno
sempre con noi!
Mariagrazia Toscano