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L’addestramento che zittisce la morale: neuroscienze e obbedienza. Di Chiara Vergani 

today11 Giugno 2025 30 5

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L’addestramento che zittisce la morale: neuroscienze e obbedienza. Di Chiara Vergani 

 

Quando pensiamo alla morale, tendiamo a considerarla una bussola interiore, qualcosa di personale e incrollabile che guida le nostre scelte. Tuttavia nuove ricerche nel campo delle neuroscienze mettono in discussione questa visione. Secondo uno studio recente, l’addestramento militare – e in generale ogni tipo di condizionamento strutturato e ripetuto – può influenzare profondamente il modo in cui percepiamo e valutiamo moralmente le nostre azioni.

In particolare lo studio mostra come l’addestramento possa alterare la nostra risposta neurologica alle decisioni morali. I partecipanti, ufficiali militari addestrati a prendere decisioni difficili e ad agire su comando, hanno mostrato una ridotta attività in quelle aree del cervello coinvolte nell’elaborazione morale rispetto ai civili. Non si tratta di un’assenza di etica, ma di una forma di “disattivazione” della valutazione morale quando entra in gioco il dovere, l’obbedienza o la necessità di eseguire ordini.

Questo dato apre una riflessione importante: la morale non è soltanto frutto del libero arbitrio, ma anche di contesti sociali, strutture di potere e processi di addestramento che possono rimodellare il cervello. Quando un individuo è costantemente esposto a un ambiente che premia l’obbedienza e l’efficacia rispetto al giudizio personale, il suo cervello può adattarsi, riducendo l’attivazione delle aree responsabili dell’empatia e del senso critico morale.

Si tratta di un meccanismo di sopravvivenza? In parte sì. Per un militare, un vigile del fuoco, un agente di polizia, l’indecisione morale in una situazione critica può risultare fatale. Tuttavia questo ci pone davanti a una questione etica più ampia: fino a che punto è giusto “spegnere” la coscienza morale per garantire efficienza e rapidità decisionale? E soprattutto, cosa succede quando tali automatismi vengono trasferiti nella vita civile? Lo studio suggerisce anche che questi effetti non sono permanenti. Con adeguata consapevolezza e decondizionamento, la sensibilità morale può essere riattivata. Il dato rimane potente: l’addestramento non agisce solo sul corpo, ma anche sulla mente, sul modo di pensare e sentire.

In un mondo dove sempre più professioni – dalla sicurezza alla medicina, fino all’intelligenza artificiale – richiedono decisioni rapide, spesso senza tempo per riflessioni profonde, questo studio ci invita a non sottovalutare il costo umano della standardizzazione. Se è vero che possiamo “addestrare” il cervello a eseguire, dobbiamo anche chiederci come proteggerlo dal rischio di perdere il contatto con la propria bussola etica.

Forse la vera sfida è formare persone capaci di agire e di discernere anche sotto pressione, quando obbedire è più facile che pensare.

Scritto da: Marco Naponiello

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