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Ayahuasca: viaggio tra mente, spirito e guarigione. Di Chiara Vergani

today4 Maggio 2025

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Ayahuasca: viaggio tra mente, spirito e guarigione

Di Chiara Vergani

Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso di Ayahuasca, una bevanda psichedelica di origine amazzonica che molti descrivono come un portale verso la conoscenza di sé, la guarigione interiore e la riconnessione con la natura. Ma cos’è davvero l’Ayahuasca? Perché sempre più persone, anche dall’Occidente, decidono di intraprendere questo viaggio tanto affascinante quanto complesso? L’Ayahuasca è una preparazione tradizionale composta da due piante: la liana Banisteriopsis caapi e le foglie della Psychotria viridis. La prima contiene alcaloidi MAO-inibitori, la seconda è ricca di DMT, una potente sostanza psichedelica. Da sola la DMT verrebbe rapidamente metabolizzata dal nostro corpo, ma grazie alla combinazione con la liana sacra, l’effetto si attiva, dando origine a visioni intense, introspezione profonda e stati di coscienza alterati. Chi partecipa a un rituale con Ayahuasca, solitamente guidato da uno sciamano o da un facilitatore esperto, lo fa spesso con un’intenzione precisa: guarire da traumi passati, superare blocchi emotivi, affrontare dipendenze o semplicemente riscoprire il senso della vita. Non si tratta di un’esperienza “ricreativa” o da affrontare con leggerezza. L’Ayahuasca non è una scorciatoia alla felicità: è un processo, a volte doloroso, che può mettere in discussione tutto ciò che pensavamo di sapere su noi stessi. I racconti delle persone che hanno vissuto questa esperienza sono molto diversi tra loro. C’è chi parla di incontri con antenati, chi riceve messaggi simbolici da animali guida, chi rivive traumi dimenticati, e chi affronta la propria ombra, uscendo però con una nuova consapevolezza. In molti casi l’esperienza è accompagnata da nausea, vomito, tremori, pianto, tutti considerati parte della “purga”, un processo di pulizia fisica e psichica. A conferma dell’interesse crescente verso l’Ayahuasca anche in ambito scientifico, nel 2021 è stato pubblicato un importante studio internazionale sulla rivista Frontiers in Pharmacology, che ha coinvolto oltre 10.000 partecipanti provenienti da più di 50 paesi. È il più ampio studio mai condotto su questa sostanza. I risultati sono sorprendenti: la maggior parte delle persone ha riferito miglioramenti significativi nella salute mentale, come una riduzione dell’ansia, della depressione, della dipendenza da sostanze e un aumento del senso di connessione spirituale e di scopo nella vita. Tuttavia lo studio ha anche messo in luce l’altro lato della medaglia: circa un quarto dei partecipanti ha riportato esperienze emotivamente difficili o destabilizzanti, che hanno richiesto tempo e supporto per essere integrate. Questo ci ricorda che l’Ayahuasca non è adatta a tutti e va affrontata con serietà, preparazione e consapevolezza. Dal punto di vista legale, la situazione è variegata: in alcuni paesi è vietata, in altri è ammessa solo in contesti religiosi specifici, come nel culto del Santo Daime o dell’União do Vegetal. Inoltre l’assunzione dell’Ayahuasca può essere pericolosa per chi soffre di disturbi psichiatrici gravi o assume determinati farmaci, come gli antidepressivi SSRI. Eppure nonostante le precauzioni, è innegabile che sempre più persone sentano il bisogno di questo tipo di esperienze. Forse perché la nostra società ha ridotto il mondo interiore a una questione di chimica cerebrale, dimenticando che la guarigione, quella vera, passa anche per il mistero, per il simbolico, per il contatto con qualcosa che va oltre l’io razionale. Cosa ci insegna allora l’Ayahuasca? Forse che il nostro mondo interiore è vasto e misterioso e che la guarigione richiede coraggio, tempo e integrazione. La vera trasformazione non accade nella notte del rituale, ma nei giorni e nei mesi che seguono, quando proviamo a mettere in pratica le intuizioni ricevute. È lì che si gioca tutto: nella vita reale, fatta di relazioni, scelte, responsabilità. Ayahuasca non è una moda, né una soluzione miracolosa, è uno strumento potente e come ogni strumento potente, può costruire o distruggere. Per questo va trattata con rispetto, preparazione e consapevolezza. Solo così può diventare davvero un viaggio di guarigione.

Scritto da: Marco Naponiello

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