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CITTÀ VECCHIA DI EBOLI. UN CUORE VECCHIO VERSO NUOVI ORIZZONTI. di Enrico Tortolani

today12 Giugno 2025 45 5

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CITTÀ VECCHIA DI EBOLI. UN CUORE VECCHIO VERSO NUOVI ORIZZONTI. di Enrico Tortolani

La due giorni di dibattiti e confronti nel chiostro di palazzo San Francesco, grazie alle iniziative della Fondazione Luigi Gaeta del 6/7/8 giugno scorsi, ha riportato alla luce, tra i tanti argomenti di alto livello trattati, una definizione desueta della parte più autenticamente antica di Eboli: Vecchia.

Il richiamo alla memoria di fanciullesche reminescenze, mi porta al mondo dei nostri genitori e nonni che usavano l’aggettivo “vecchia” solo per differenziarla dalla parte nuova, ove dopo la guerra, Eboli si era sviluppata, lasciando vuote e parzialmente distrutte le case arroccate intorno al Castello “Colonna” (sarebbe meglio dire Normanno), a Porta Dogana, a San Nicola.

“Eboli Vecchia” assunse nel tempo un significato vagamente dispregiativo e così la denominazione fu abbandonata per abbracciare le nuove mode, in favore di modernità. Centro storico, centro antico hanno sostituito vecchio, a cavallo degli anni della ricostruzione “post sisma 1980”.

Come pure fu sostituito il titolo di Comune con Città, grazie a un decreto del Presidente della Repubblica del’8 aprile 1999 che riconobbe a Eboli insigni meriti storici e culturali, cucendogli addosso un abito apparentemente nuovo.

“Vecchia” però non è solo un’ etichetta, ed è affatto dispregiativa.

Al contrario, l’ originaria denominazione è evocativa di ragioni storiche, culturali e affettive profonde. L’ appellativo richiama antiche continuità di tempi e di luoghi, che rappresentano il nucleo originario della città con radici che risalgono all’epoca romana, quando Eboli era conosciuta come Eburum e aveva lo status di municipium, come testimonia la stele conservata al Manes. E negli anni intreccia le proprie vicende con le vite di illustri personaggi, poeti, scrittori, viaggiatori. Fino al romanzo di Carlo Levi che gli ha regalato un’etichetta bellissima con il suo “Cristo…” e al passaggio di Rocco Scotellaro che, insieme al suo mentore e agli amici studiosi ebolitani della Facoltà di Agraria, ha lasciato una pietra miliare della questione meridionale con l’opera incompiuta “Contadini del Sud”.

Tutto questo può definirsi vecchio? Ebbene si, se prevalgono ragioni del cuore, che conducono oltre la facciata delle apparenze, squarciando i veli dell’oblio.

Vediamo oggi se riusciamo a dare forme e contenuti al desiderio di coltivare e approfondire queste nostre radici storiche, culturali, umane e simbolicamente ritornare a passeggiare tra “Eboli Vecchia”, immaginando romani, normanni, svevi, tra torri e castelli; sognando vicoli rifatti, angoli lindi e pinti, e giardini fioriti, e nuovi fasti; rileggendo Gherardo degli Angioli e tanti altri; passeggiando verso San Pietro alli Marmi, impazienti di spaziare con lo sguardo verso gli Alburni; ricordando il poeta Felice Cuomo.

Eboli, terra di silenzi antichi, dove il tempo sussurra storie mai spente,

e ogni pietra nasconde un vecchio cuore, custode fedele di memorie e speranze.

Verso nuovi orizzonti.

Scritto da: Marco Naponiello

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