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Età cerebrale: quando il cervello invecchia più in fretta del corpo. Di Chiara Vergani

today28 Luglio 2025 1 5

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Età cerebrale: quando il cervello invecchia più in fretta del corpo. Di Chiara Vergani.

 

C’è chi a sessant’anni conserva la lucidità mentale di un quarantenne, e chi invece, pur avendo la stessa età, fatica a ricordare nomi, appuntamenti o parole, come se ne avesse molti di più. A spiegare questa discrepanza arriva uno studio dell’Università di Singapore, che indaga il fenomeno dell’“età cerebrale” – un’età biologica del cervello diversa da quella anagrafica.

I ricercatori hanno esaminato le scansioni cerebrali di oltre 1.400 persone senza demenza, con un’età media di 66 anni. Grazie all’intelligenza artificiale, è stato possibile calcolare l’età reale del cervello, confrontandola poi con quella anagrafica. Se il cervello risultava più “vecchio” del corpo, questo indicava un invecchiamento cerebrale accelerato, spesso invisibile ma misurabile.

Il motivo? Malattie come ipertensione, diabete, colesterolo alto o sintomi depressivi possono accelerare i cambiamenti fisiologici del cervello, come la riduzione di volume o la perdita di funzionalità dei vasi sanguigni. In alcuni casi, si riscontrano anche micro-emorragie o lesioni cerebrali silenziose, segni precoci di malattia cerebrovascolare.

Per ogni partecipante gli studiosi hanno costruito una sorta di “pagella del rischio” considerando vari fattori: età, peso, abitudini di vita, condizioni cliniche. Chi aveva più fattori di rischio mostrava peggiori performance nei test cognitivi su memoria, linguaggio, attenzione e capacità di pianificazione.

La vera novità dello studio sta però nel concetto di “divario cerebrale”: maggiore è la distanza tra l’età del cervello e quella anagrafica, maggiore il rischio di deterioramento cognitivo. Questo parametro potrebbe diventare, secondo gli autori, un vero e proprio biomarcatore per anticipare diagnosi e intervenire in tempo.

In sintesi, il cervello non invecchia allo stesso ritmo in tutti e prendersene cura – con uno stile di vita sano, prevenzione e attività mentale – può fare la differenza tra un invecchiamento lucido e uno più fragile e vulnerabile.

Scritto da: Marco Naponiello

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