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STARE ACCANTO
in orientamento pedagogico clinico
Dedicato alla Fantastica III A al suo riuscito tentativo di rimanere un “gruppo sano”
In un mondo che “sano”
lo è poco!
Stare accanto a qualcuno è un gesto semplice; è il gesto per eccellenza dell’aiuto all’altro, senza aggiungere nulla alla semplice Presenza. Lo stare accanto non prevede empatia che risulterebbe faticosa e alle volte intrusiva; non prevede parole farmaco, che potrebbero portare effetti collaterali; non prevede consolazione che spesso svaluta le capacità di resilienza della persona in stato di necessità. Stare accanto è una dichiarazione simpatetica, è come dire: “Io ci sono, ti vedo e ti accolgo per quello che sei”. Da questa intenzione relazionale si tiene fuori ogni tentativo di interpretazione, di suggerimento, di restituzione su base valoriale di opinioni personali. È così, si sta accanto senza fare nulla di troppo. In silenzio si lasciano fluire le vibrazioni che i corpi comunicanti emanano. La seconda legge dell’Universo – l’ottava superiore – ci destina allo stare accanto con simpateticità. Siamo tutti come le corde della chitarra: al vibrare di una, le altre vibrano “per simpatia” e ognuna col le proprie caratteristiche morfologiche. È così, lo stare accanto diventa la vera e unica Presenza Inclusiva. Spesso, troppo spesso, mi chiedono: “Cosa devo fare?” ed io rispondo: “Stagli accanto, fa sentire che ci sei, che vedi le sue inflessioni e… sii il suo testimone. Testimonia il suo fare e ciò che lo rende unico, poniti come il riflesso delle sue espressioni. Raccontagli, anche senza parlare, cosa vedi in lui valorizzando la bellezza delle sue sfumature esistenziali; raccontagli storie, metafore, esempi di vita vissuta. Tieni fuori il giudizio, la valutazione e tutto ciò che diagnostica problematiche. Lui è lui al di là di ciò che lo affligge; al di là della illuministica smania di categorizzazione. Lui è lui e la sua difficoltà si riduce al ridursi di sigle, stereotipi e convenzioni. Lui è lui per il quale l’unica salvezza è la tua intenzionalità unificatrice e creatrice di mondi percepiti sostenibili e valorizzanti. Lo Stare Accanto che mette a tacere la mondanizzazione delle vedute è una riorganizzazione di senso, restituisce l’opportunità di ri-crearsi in nuovi equilibri e trasformarsi in se stesso qualunque sia la condizione in cui versa. Se io ho te che mi stai accanto so di poter esprimere i miei bisogni perché se soffro è dovuto al fatto che ho bisogno di esprimermi. Movimento, musica, grafica sono un lasciare traccia di sé e non tutti hanno disponibilità in tal senso. Mi capita di incontrare persone che dichiarano la loro incapacità di muoversi, dipingere, scrivere…addirittura a qualcuno viene assegnato un appellativo preceduto dalla particella (sgarrupativa) “dis-“. In tutta onestà? L’unico termine che mi sentirei di accoppiare a questa particella è “armonia”. Sì, dis-armonia e nessun altro termine. Pensa ad una persona in armonia col mondo e con se stesso… sicuramente canterebbe, danzerebbe, disegnerebbe, scriverebbe, conterebbe, parlerebbe e lo farebbe armoniosamente. Lo Stare Accanto (in orientamento pedagogico clinico) dunque, è il primo passo verso la costruzione della propria e dell’altrui armonia, quella che ognuno sente dentro di sé e di cui ognuno deve fare esperienza; non una armonia estero diretta, detta da esercizi o data dal raggiungimento di obiettivi prefissati.
Io ti sto accanto testimoniando delle tue capacità innate e riflettendo, come uno specchio, la tua trasformazione nella migliore versione di Te.
Dott.ssa Mariella Marotta
Pedagogista clinico
Scritto da: Marco Naponiello
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