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Una radice comune: cosa condividono i disturbi psichiatrici secondo la genetica Di Chiara Vergani

today5 Giugno 2025

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Una radice comune: cosa condividono i disturbi psichiatrici secondo la genetica
Di Chiara Vergani

Negli ultimi anni le neuroscienze hanno compiuto passi da gigante nel tentativo di comprendere le origini dei disturbi psichiatrici. Una delle ultime scoperte più significative, riguarda l’identificazione di una base genetica comune tra diversi disturbi psichiatrici. Questo risultato, frutto di uno studio su vasta scala pubblicato nel 2024, apre scenari nuovi e profondi per la diagnosi, la comprensione e forse un giorno anche la cura di patologie complesse come la schizofrenia, il disturbo bipolare, la depressione maggiore, l’autismo e altri disturbi del neurosviluppo.
Cosa significa davvero che questi disturbi “condividono una base biologica”? In termini semplici, vuol dire che al di là delle manifestazioni cliniche diverse, molte patologie psichiatriche sembrano avere una radice comune a livello genetico e molecolare. Lo studio ha coinvolto l’analisi dei genomi di centinaia di migliaia di persone e ha rivelato che determinate varianti genetiche — piccoli cambiamenti nella sequenza del DNA — sono associate a più di un disturbo mentale. Non si tratta di un singolo gene “impazzito”, quanto piuttosto di un’intera rete di geni che influenzano il funzionamento del cervello, in particolare durante le fasi più delicate dello sviluppo.
Queste scoperte aiutano a sfumare i confini rigidi che fino a poco tempo fa separavano i disturbi mentali in categorie nette. La realtà biologica è più complessa, e la mente umana lo è ancora di più. Ad esempio, una persona con diagnosi di disturbo bipolare potrebbe avere predisposizioni genetiche simili a quelle di una persona con schizofrenia o autismo. È come se diversi percorsi clinici potessero partire da uno stesso punto genetico, per poi divergere in base a influenze ambientali, esperienze di vita e fattori epigenetici.
Conoscere i meccanismi comuni può portare allo sviluppo di terapie più efficaci, mirate alle cause profonde. Promuove una maggiore comprensione pubblica della salute mentale, contribuisce a superare lo stigma. Se sappiamo che certe fragilità non sono “colpe” individuali, ma rispecchiano una complessa interazione tra genetica e ambiente, diventa più facile affrontarle con empatia e responsabilità.
Questo tipo di studi ci invita a rivedere il modo in cui parliamo di malattia mentale. Forse più che categorie separate, dovremmo pensare in termini di “spettri”, in cui ogni persona si colloca in base a una combinazione unica di fattori biologici, psicologici e sociali. Si tratta di una visione più integrata e umana, che unisce scienza e consapevolezza.
Le neuroscienze non smettono di sorprenderci. E questa scoperta — che i disturbi psichiatrici condividono una base biologica comune — potrebbe essere uno dei tasselli fondamentali per costruire una nuova cultura della salute mentale: più inclusiva, più scientifica, più umana.

Scritto da: Marco Naponiello

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