Gerardo Rosania: PIANA DEL SELE – ” PRYSMIAN FOS ” , UNA VERTENZA CHE DEVE DIVENTARE UN SIMBOLO!
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Gerardo Rosania: PIANA DEL SELE – ” PRYSMIAN FOS ” , UNA VERTENZA CHE DEVE DIVENTARE UN SIMBOLO!

PIANA DEL SELE : ” PRYSMIAN FOS ” , UNA VERTENZA CHE DEVE DIVENTARE UN SIMBOLO!

 

Qualche giorno fa la assemblea dei lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento!

Stamattina, nell’aula consiliare di Battipaglia, il Consiglio Comunale di quella città, con la presenza di tanti Sindaci di tutta l’area del Sele e dei Comuni che su di essa si affacciano , e delle Organizzazioni Sindacali tutte.

 

Oggetto: ” la vertenza della Prysmian F.O.S. s.r.l. ( dove FOS sta per Fibre Ottiche Sud!)” , che vede 300 lavoratori messi in Cassa Integrazione da mesi, ed in questi giorni la proprietà ha comunicato la proroga.

 

Ai 300 lavoratori dipendenti si aggiungono, poi, altri 300 dell’indotto.

 

E sono lavoratori non solo di Battipaglia, ma provenienti da tutti i Comuni dell’area.

Una vertenza , quindi, che ha ricadute negative sulla economia di un intero territorio, che se si concludesse con la chiusura dello stabilimento Battipagliese sarebbe una tragedia per circa 600 famiglie che vedrebbero ridotto il proprio reddito, ma rappresenterebbe l’ennesimo, durissimo colpo a tutta l’ economia di un pezzo ampio della Provincia di Salerno!

 

Questa vertenza diventa simbolica, ( e deve diventare tale!) : a parte per la ricaduta sulla economia locale di cui sopra, ma perché evidenzia la mancanza di una politica industriale nel nostro Paese, e la mancanza di attenzione verso il Mezzogiorno d’Italia.

 

La “Prysmian FOS” rappresenta una eccellenza nel suo settore, in quanto il prodotto ( fibre ottiche!) è di ottima qualità.

Ma in quanto tale più costoso.

In questo momento si stanno spendendo decine di milioni ( 160 milioni di euro?)per stendere la fibra ottica in tutti i comuni. Una commessa enorme quindi.

Ma la aggiudicazione avviene sulla base del prezzo più basso, per cui le ditte che ” stendono” le fibre ricorrono al prodotto cinese, a quello coreano, a quello indiano, più scadenti, più facilmente akerabili, meno sicuri, più necessitanti di manutenzione, ma più a buon mercato!

 

È la legge del mercato ” bellezza” : prezzo più basso vince!

 

E la qualità? E la sicurezza nazionale? Niente!

 

È qui si evidenzia la mancanza clamorosa di una politica industriale del governo ( e non solo di quello attuale!) :

non si può chiedere che si acquisti fibra prodotta in Italia, perché l’ Europa ci contesterebbe ” l’aiuto di Stato”?

( A parte che altri paesi, come la Francia non se ne fregano niente di questo divieto) ma se il governo sa che in Italia c’è una produzione di altissima qualità, e per di più nel Mezzogiorno d’Italia, perché non imporre che fra i criteri di aggiudicazione delle commesse ci sia anche ( se non soprattutto?) La qualità del prodotto? Con una motivazione incontestabile : la sicurezza nazionale!

 

Ecco, quindi, che la vertenza Prysmian FOS assume valenza e portata nazionale, perché evidenzia , ancora una volta ( se ce ne fosse bisogno!) , al di là delle contraddizioni della economia capitalista tutta fondata sul ” libero mercato” , la carenza , per non dire la mancanza, di una politica industriale del nostro Paese.

 

Ma la vertenza “Prysmian FOS” , diventa simbolica per una intera pezzo della Provincia di Salerno: la Piana del Sele e le aree che su di essa si affacciano, il cui tessuto industriale è stato falcidiato dagli effetti della crisi finanziaria del 2008, e poi da quella legata alla pandemia da COVID-19.

 

Non si contano più le fabbriche , di una delle aree industriali maggiori dell’intero Sud Italia, chiuse con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.

A questo si aggiunge una trasformazione del tessuto industriale di tutta l’area da ” produttivo” a ” logistico” legato soprattutto alla agricoltura.

 

Sono processi che meriterebbero di essere studiati e compresi dalle forze politiche ( ormai clamorosamente e colpevolmente assenti su questi momenti di conflitto sociale! Incapaci di leggere ed interpretare i processi!) , dai livelli istituzionali (che troppo spesso si riducono alla solidarietà, ma continuano ad approvare atti programmatici privi di una visione di area), dalle stesse Organizzazioni Sindacali ( che non possono continuare a spendersi, anche generosamente, sulle singole vertenza senza porsi ( e porre!) il problema di comprendere quali sono i processi economici in atto nella Piana del Sele ( e non solo nel settore industriale!).

 

Ed allora , io credo, che ritorni, proprio alla luce della vertenza determinata dalla crisi della Prysmian FOS di Battipaglia, l’urgenza di una CONFERENZA PROGRAMMATICA DELLA PIANA DEL SELE E DELLE AREE LIMITROFE, per capire cosa sta succedendo in una delle aree produttive più importanti della Regione Campania e, quindi, dell’intero Mezzogiorno d’Italia, e quali gli interventi che le istituzioni , in accordo con le forze sociali possono mettere in campo nei tavoli sovra comunali.

 

Certo si tratta assolutamente di cambiare, completamente, la impostazioni delle politiche comunali che devono essere ” costretti” a ragionare come area, e legare la propria programmazione a quella dell’intera area.

 

Faccio giusto un esempio per farmi capire: in questi mesi tutti i Comuni stanno predisponendo i propri strumenti urbanistici ( il P.U.C.) . Ma c’è raccordo fra i singoli P.U.C.? Si cammina tutti nella stessa direzione ?

 

Mi rendo conto che è un lavoro immenso, ma io credo che oggi : o si entra in questa logica o si rimane in un municipalismo fine a se stesso, che poi indebolisce anche vertenze fondamentali come quella della “Prysmian FOS “, che il territorio sente ” lontane” , che sembra essere un problema di chi in quella fabbrica ci lavora.

 

Credo che anche da qua nasca la reticenza ( stamattina ne ha accennato solo la Sindaca di Battipaglia, alla quale va riconosciuta una grande attenzione su questi temi, e il Segretario della CGIL che ha ricordato che l’ultimo è stato fatto nel 2014……Troppo tempo fa!) a pronunciare una parola : SCIOPERO GENERALE.

 

Perché se si usa quella parola bisogna essere sicuri che il territorio risponda e perché questo accada, occorre che ogni singola vertenza non venga vissuta come tale, ma come qualcosa inserito in un discorso più ampio che, appunto, si chiama : ” PIANO DI SVILUPPO DI UNA INTERA AREA”.

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