Istituzione del Covid Hospital a Eboli: La Uil-FpL esprime perplessità
Covid Eboli

Istituzione del Covid Hospital a Eboli: La Uil-FpL esprime perplessità

 RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO LA LETTERA APERTA DELLA UIL-FPL IN MERTIO ALL’ISTITUZIONE DI UN PRESIDIO ANTI-COVID NEL NOSOCOMIO DI EBOLI

Salerno, 31 ottobre 2020
UIL FEDERAZIONE POTERI LOCALI
SEGRETERIA TERRITORIALE
Prot. N. 551 /2020
Al Governatore della regione Campania
On. Vincenzo De Luca
Al direttore
Dot. Antonio Postiglione
Al Direttore Generale ASL Salerno
Al Direttore Sanitario P.O. Eboli
Ai Lavoratori del P.O. Eboli
Loro Sede
Oggetto: Istituzione del Covid Hospital a Eboli – garanzia di tutti i livelli di assistenza –
utilizzo personale medico e di comparto privo di competenze ed esperienze
specialistiche –
La scrivente Organizzazione Sindacale è venuta a conoscenza che nella giornata di
lunedì si terrà apposito incontro tecnico per assumere decisioni in merito alla attivazione del
Covid Hospital presso il nosocomio di Eboli, con l’utilizzo di personale medico e sanitario
distratto da altri reparti e quindi privo delle competenze specialistiche necessarie per i
reparti di degenza Covid,
Tale decisione preoccupa in quanto conferma il modus operanti di agire per tentativi
rispondendo alle esigenze immediate e cogenti senza una strategia efficace e di lungo
periodo.
Da settimane la Scrivente evidenzia la necessità che la Sanità Salernitana per la
vastità e la eterogeneità del territorio ha bisogno di una cabina di regia unica che tenga conto
dell’intero sistema assistenziale e della diverse condizioni territoriali.
Per quanto riguarda la decisione di utilizzare personale medico e sanitario non
specialistico, in reparti specificatamente Covid 19 ciò appare altamente censurabile.
Ciò contribuirebbe ulteriormente a creare ulteriori focolai di contagio all’interno
delle strutture ospedaliere , come purtroppo si sta riscontrando in questi ultimi giorni ,
rendendo vulnerabili i luoghi deputati a garantire sicurezza ed assistenza alle persone.
Decidere di far fronte alla emergenza Covid impegnando personale medico
inquadrato in discipline non equipollenti od omogenee rispetto alla medicina interna o a
quella di malattie infettive o di malattie dell’apparato respiratorio, e personale
infermieristico e del Comparto, privo delle necessarie competenze, esperienze e spesso
anche delle necessarie protezioni adeguate , condizioni necessarie a gestire una patologia
così complessa come quella del Covid-19, metterebbe in grave pericolo non solo
l’incolumità degli operatori ma in particolare quella dei pazienti stessi esponendo tale
personale sanitario ad un ingiustificato aggravio del rischio professionale .
Tale impostazione determinerà, come già sta avvenendo, una ulteriore emergenza
sanitaria legata non alla pandemia da Covid ma a quella determinata dalla sospensione delle
altre attività sia mediche che chirurgiche presso le strutture pubbliche.
E’ certamente condivisibile lo sforzo di reclutare nuovo personale medico e sanitario
per fronteggiare tale emergenza, il sindacato lo chiede da tempo, ma ciò non può avvenire
a carico dello stesso servizio sanitario, sospendendo ogni attività assistenziale nelle strutture
ospedaliere pubbliche e nelle case di cura private con l’unica eccezione degli interventi di
assoluta urgenza e non differibili.
La assenza di risposte alle normali richieste di assistenza determinerà che normali
patologie si trasformino in aggravamenti a cui non si potrebbe neppure rispondere in tempo,
visto il livello di saturazione delle strutture di accoglienza.
Esistono necessità che sono legate alla prevenzione e allo screening che se rinviate o
non attenzionate determinano gravi rischi.
Non dobbiamo permettere che superata la pandemia si debba riscontrare una ulteriore
graduatoria di decessi causati dalla mancanza di assistenza generica .
Dobbiamo lavorare a garantire entrambi i livelli di assistenza nella sicurezza e nella
tutela.
Appunto partendo da tale necessità non dobbiamo dimenticare che per il personale
medico il criterio dell’area e disciplina di appartenenza , definiti con l’accesso concorsuale ,
unitamente al contenuto dell’incarico dirigenziale , delineano il perimetro delle mansioni
esigibili , per cui il professionista può e deve essere chiamato ad espletare tutte quelle
funzioni sanitarie strettamente connesse ed equipollenti alla disciplina specialistica oggetto
dell’incarico.
Quindi nell’assumere decisioni in tale senso occorre tener in debito conto quanto
contrattualmente è consentito nonché del principio di appropriatezza e sicurezza delle cure
sanitarie.
Sulla vicenda dell’attivazione del Covid Hospital a Eboli questa O.S. è
consapevole che è nostro dovere offrire sia la migliore assistenza possibile ai pazienti Covid-
19 (che presuppone formazione specifica, esperienza e disponibilità di adeguati presidi
sanitari), sia la migliore prevenzione della diffusione del contagio.
Entrambe le esigenze sono imprescindibili, pur consapevoli che il rischio zero non
esiste.
L’esperienza recente ci ha dimostrato che la diffusione e l’estensione incontrollata
del contagio, con conseguente impennata dei decessi, è stata in grande parte determinata
dalla commistione di pazienti affetti da COVID-19 con quelli non-COVID all’interno delle
stesse strutture.
Facendo tesoro di queste esperienze, il ministero della salute ha pubblicato il 25
marzo un documento di indirizzo in cui viene esplicitamente sollecitata la identificazione di
“…strutture/stabilimenti dedicati alla gestione esclusiva del paziente affetto da COVID-
19 …” e, al tempo stesso, strutture non-COVID da utilizzare “… per contribuire ad attività
necessarie … nonché per la riprogrammazione dell’attività assistenziale nei confronti di
pazienti che non possono interrompere il percorso di cura …”
A tal proposito si fa presente che:

  •  Il Presidio Ospedaliero di Eboli ha significative limitazioni infrastrutturali che
    possono inficiare l’irrinunciabile isolamento dei pazienti COVID-19 ad alta
    contagiosità. Anche ammettendo che la procedura organizzativa elaborata per
    minimizzare il contagio sia perfetta, è evidente che, in caso di ospedale ibrido, vi
    sarebbe comunque un alto rischio di diffusione del contagio, con conseguenze
    catastrofiche. E’ l’infrastruttura che include in se una limitazione oggettivamente
    insuperabile.
  •  La trasformazione dell’ospedale ebolitano in ospedale COVID-19
    comprometterebbe inevitabilmente in modo significativo l’erogazione delle
    prestazioni sanitarie ad alta complessità offerte da molti anni ai pazienti che
    provengono da un ampio bacino territoriale. In particolare, nel nostro ospedale sono
    presenti Unità Operative strategiche che garantiscono livelli assistenziali di vitale
    importanza.
  • Che le attività assistenziali in regime di ricovero ordinario, day-service, day-hospital
    e ambulatoriali, finora erogate dal Presidio Ospedaliero di Eboli, visto il vasto bacino
    d’utenza e le branche specialistiche presenti rappresentano un unicum per l’offerta
    di tutto il territorio salernitano, vedi Cardiologia UTIC Emodinamica e Nefrologia,
    senza tralasciare tutte le altre branche.

Occorre pertanto intervenire su un ulteriore potenziamento delle strutture
Sanitarie pubbliche salernitane, già attive ed organizzate all’uopo, mediante
l’implementazione delle risorse professionali, tecnologiche e infrastrutturali.
Per quanto evidenziato la scrivente Organizzazione Sindacale esprime la massima
contrarietà alle ipotesi prospettate e invita/diffida le Autorità in indirizzo a valutare quanto
esplicitato, per evitare che si assumano gravi decisioni che determinino ulteriori disagi alla
nostra popolazione con l’assunzione di responsabilità non solo di ordine morale.

Il Coordinamento Medico Uil Fpl P.O. Eboli
Dott. Angelo Catalano

Il Segretario Generale Uil Fpl

Donato Salvato
Firme autografe omesse ai sensi
dell’art. 3 del D. Lgs. n. 39/1993

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