“LA VADDA LU ‘NFERNE”- LA CULLA DEL DIALETTO: PROGETTO DI CULTURA E TRADIZIONE DEL “CENTRO STUDI STORICI ” DI EBOLI E LA COMPAGNIA TEATRALE “ARTISTI DI PROVINCIA”
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“LA VADDA LU ‘NFERNE”- LA CULLA DEL DIALETTO: PROGETTO DI CULTURA E TRADIZIONE DEL “CENTRO STUDI STORICI ” DI EBOLI E LA COMPAGNIA TEATRALE “ARTISTI DI PROVINCIA”

Vadda lu ‘nferne
Si apre il sipario su ” Vadda lu ‘nferne “, un altro capolavoro del padre fondatore del teatro in San Giovanni, Rotondo,FP Fiorentino , grande commediografo nonché ispiratore della culla del dialetto, progetto culturale che il centro culturale studi storici del cav. Barra condivide con gli Artisti di Provincia .
A parlarne,il figlio , Lio Fiorentino , poeta di fama nazionale , regista teatrale e presidente di artisti di provincia

NOTA DI LIO FIORENTINO

Io e la Vadda lu ‘nferne
Sensazioni, passeggiate, odori d’infanzia, vento di tramontana è lì, laggiù,
la valle che amo di più :scarna, essenziale, misteriosa, nei suoi inenarrabili silenzi.
Immaginate un giorno qualunque,
in un tempo qualunque, in un autunno nuvoloso, lievemente uggioso.
Tra macchie e sterpi, una volpe lontana s’aggira e si camuffa fra le carsiche geografie di un territorio da amare… E poi fiamme che il santo vide: allucinazioni? Visioni ultraterrene?
In questo mix di piacere e angoscia mi tuffo e mi rileggo.
La Vadda lu ‘nferne(1975),
tre atti di Fpfiorentino,artista che visceralmente amava la sua terra natia ,che mai lasciò.
Con tavolozza e cavalletto, armato di colori pennelli e pennarelli, scese piu’ volte nella sua valle preferita a disegnare, a comporre, a pensare.


In questa commedia come in altre, il padre dell’espressionismo cosmico, il fondatore del teatro nella nostra città,
figlia del santo stigmatizzato, FP Fiorentino bacchetta avarizia e durezza educativa, avidità di possesso, in una continua instabilità del testo… Ed io, da figlio, leggo contrasti genitori -figli, alleanze sotterranee,sviscero un pater familias ormai finito ,che torna nel testo prepotentemente, ma che nella parte innovativa, da me diretta, non c’è più.. .
Sostituito da aggiunte che prendono forme di follie (Aldo),poesia sulla valle, sogni sull’amore e sull ‘arte che non dà mai soldi.


Monologo sulla solitudine e sulla “moltitudine “umana.
E poi la speranza che Telemaco porta con sé, in un rovesciamento dell’ Edipo, di un figlio che dialoga col padre e che ama vivere, come il padre, artista spesso incompreso o troppo avanti nel tempo, gli insegnò.
Non più rivalità quindi, non piu’ uccisione simbolica del padre, ma speranza. Una luce nuova all’orizzonte per riportare nuove regole
che i Proci stanno trasformando in autismo sociale.
Edipo, sostiene Recalcati, “incorona la trasgressione della legge”che
Telemaco” invoca”, invece,
perché tanto si è perso nella società liquida.
Lio Fiorentino

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