QUARANTESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”
Cultura Eboli

QUARANTESIMO APPUNTAMENTO CON LA RASSEGNA LETTERARIA SUL “DE REBUS SICULIS CARMEN AD HONOREM AUGUSTI”

Di Vittorio Campagna

Con la penultima particola del primo libro, la XXXIV: <<Rex Angliae captus, liber  absolvitur>>: “Il re dell’Inghilterra, catturato, viene liberato”, il poeta si trasferisce in Germania dove ci fa incontrare un personaggio quasi leggendario, legato a Robin Hood: Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra che dopo essere stato catturato sotto mentite spoglie: <<Rex sub veste latens, male nam vestitus ut ospes>> (“Celandosi in abiti insoliti, mal vestito come un oste”) (v.1051), è condotto in Germania e processato da Enrico VI per essere stato accusato di aver ucciso Corrado, marchese del Monferrato: <<Quis tibi posse dedit, nostrum saturate cruoris, nostros nocturna perdere fraude duces>> (“O tu che saturo sei del sangue nostro, chi ti diede il potere di uccidere con oscuro inganno i nostri duchi?”) (vv.1055-1056). Quante versioni di Robin Hood hanno presentato sistematicamente la raccolta di denaro in Inghilterra che sarebbe servito come riscatto per liberare il re Riccardo? Ebbene, questa è la fonte storica.

 

Riccardo Cuor di Leone era cognato dell’ultimo re “legale” di Sicilia, Guglielmo II, perché fratello di sua moglie, Giovanna. Il re inglese, normanno di nascita, avrebbe potuto anche lui aspirare al Regno di Sicilia, per i diritti vantati da sua sorella “vedova”; ma accordi economici con Tancredi e un’alleanza contro Enrico VI mai concretizzata, si escluse dalla “bagarre” e preferì proseguire per la III crociata del 1189-1192.

 

Riccardo, prigioniero, quindi, implora l’imperatore con queste parole: <<Hinc ait: ‘O Cesar, quod opus, que causa, quis actus me nunc incusant? Rem modo causa ferat>> (“O Cesare, qual fatto, quale causa, quale atto mi accusano ora? Almeno un processo chiarisca la vicenda”) (vv.1071-1072); e aggiunge: <<Salva pace tua, veniat, qui pugnet et instet obiectis, faciens ensis utrique fidem>> (“Con il consenso, venga uno che sostenga con le armi le accuse, e sia la spada a stabilire la verità per l’uno o per l’altro”) (vv.1075-1076). In realtà è un modo di difendersi da cavaliere; che l’accusatore si presenti e dimostri con le armi se il re è colpevole delle accuse rivolte.

 

L’evento storico, seppur con contenuti diversi, mira ancora una volta a esaltare la magnanimità dell’imperatore per aver graziato il re inglese. È un’apologia per la persona e per la dignità imperiale; far emergere, così, la generosa clemenza mostrata a re Riccardo; in realtà, non fu né la bontà di Enrico VI né tantomeno il riconoscimento di aver riconquistato Gerusalemme durante la terza crociata come vorrebbe far credere il poeta: <<Parco tibi, iam liber eas in sanguinis haustum! Nam tua Jerusalem dextra redemit humum>> (“Ti risparmio, va’ pure libero dal pagare col sangue il tuo crimine, poiché la tua mano liberò la terra di Gerusalemme”) (vv.1057-1058), ma <<Fu liberato non senza molto danaro>>, come riporta Riccardo da San Germano (ed. Ciolfi, pag. 41), un ingente riscatto che si sarebbe aggirato intorno ai 150.000 marchi d’argento, raccolti dalla madre Eleonora, pagato dal regnante inglese per permettergli il ritorno in Inghilterra. Il denaro del riscatto sarebbe servito all’imperatore di finanziarsi la campagna militare nel regno di Sicilia contro Tancredi che da qualche tempo stava organizzando.

 

N.B. La traduzione dal latino del prof. Carlo Manzione, è offerta per gentile concessione dell’ Ass. ne Culturale “Ebolus dulce solum, Storia e Arte al servizio della Cultura“; mentre, l’articolo è tratto dal libro dell’autore, Vittorio Campagna: <<Pietro da Eboli, Vate latino della letteratura italiana>>, de “L’Aurore edizioni”, Torchiara 2018.