“Come eravamo… alcuni giochi di società ed il loro fascino!”: di Mariagrazia Toscano
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“Come eravamo… alcuni giochi di società ed il loro fascino!”: di Mariagrazia Toscano

foto di copertina da Radio Sorriso
Succede sovente che nonostante i frutti del progresso, segno dei tempi moderni,
l’uomo senta impellente la necessità di rituffarsi nel passato, ricorrendo alle antiche
tradizioni, lì dove sembra riappropriarsi di quella umanità, oggi particolarmente
contrastata ed assillata da varie problematiche che non risparmiano nessuno e
conducono ognuno alla ricerca spasmodica di agganci a qualche certezza.
La tradizione, appunto, pare elargire spazi adatti in cui ritrovare piacevolmente se
stessi ed alcuni importanti valori, spesso trascurati dalla mania di modernità
dilagante. L’odierna situazione in cui siamo catapultati, non è certo delle più serene,
motivo per cui ho desiderato ricordare quelle forme di comunicazione in cui
sentimento e fantasia, riportandoci ad una cultura semplice e ricca nel contenuto, si
sono radicate in profondità raffigurando un aspetto della realtà culturale
caratteristica di una volta.
Credo fortemente di deliziare grandi e piccoli, riesumando i giochi ed i giocattoli
creativi di un tempo ormai andato, richiamandoli alla mente con modi e strumenti
intelligenti per la realizzazione, frutto di intuito ed arguzia, divertendosi con poco
ma buono! Sì, proprio così, con strumenti semplici ricavati da materiali di risulta e
mezzi occasionali, attingendo da “madre natura”.
Chi non ha avuto un’infanzia ricca di ricordi? I miei sono per lo più legati ai momenti
passati durante l’estate a giocare con i miei amici nei cortili o nei prati; oggi resto un
po’ allibita quando vedo i bambini annoiarsi a cosa giocare, io non mi ricordo di aver
mai avuto un momento di noia da piccola, soprattutto se eravamo in tanti e se
avevamo a disposizione un giardino dove correre a nascondersi!!!
Forse i giochi che facevamo da piccoli si stanno perdendo soppiantati in modo
sbagliato: non c’è niente di meglio per i bambini del gioco per sviluppare mente e
corpo ed allo scopo vi racconto i giochi che facevo da piccola in modo che vengano
tramandati ai bambini annoiati alla ricerca disperata di un cellulare, un computer,
un tablet per giocare!
Nascondino
Il classico gioco per eccellenza della mia infanzia adorata era nascondino, si tira a
sorte o con una conta e si sorteggia chi dovrà “contare”, in base a quanti bambini
stanno giocando si stabilisce per quanto dovrà contare il cercatore, cioè fino a 10
per ogni giocatore, ad esempio se ci sono 5 bambini dovrà contare fino a 50, se sono
meno si può aggiungere un paio di decine per lasciare il tempo a chi si nasconde di
farlo bene!
Il cercatore deve quindi contare appoggiato al muro (la base) in modo che non veda
dove gli altri si nascondono, appena finito deve correre a cercare i nascosti, i quali

una volta scoperti dovranno correre alla base e cercare di liberarsi… il cercatore
deve invece cercare di arrivare alla base prima del nascosto e gridare “Tana per
Pinko!” e se è il primo ad essere stato scoperto diventerà il cercatore nel turno
successivo, il gioco finisce quando tutti i nascosti sono stati trovati o liberati. Una
variante è quella del “nascondino libera tutti” dove l’ultimo dei nascosti può liberare
tutti cercando di arrivare alla base prima del cercatore e gridare “Tana libera tutti!”,
in questo caso toccherà nuovamente al cercatore contare e cercare di stanare gli
altri!
Mosca Cieca
Un altro classico della mia infanzia era mosca cieca, per giocare occorreva un foulard
o una bandana, anche qui si deve tirare a sorte un giocatore che verrà bendato e
dovrà cercare di prendere gli altri, farà appunto la mosca cieca!
Questo gioco è molto divertente se si è in tanti, lo scopo della mosca è quello di
riuscire a “toccare” tutti i giocatori in un tempo limite ed in un’area limitata, l’abilità
degli altri giocatori sarà nel non farsi “toccare” nel turno successivo, e dovrà
mettersi a lato insieme agli altri che vengono “toccati”. Il gioco termina quando tutti
sono stati catturati!
Guardie e Ladri
Questo era già più complicato ma davvero divertente, ci si divide in due squadre
(una guardia ogni 2-3 ladri), e i ladri, la guardia dovranno contare mentre si
dovranno catturare tutti i ladri, ma ci sono delle regole da osservare attentamente
per farlo!
Ogni ladro che viene scoperto deve essere inseguito e fermato da una guardia che lo
porta in “prigione”, un luogo prestabilito dove deve rimanere fermo (di solito si
traccia una linea per terra) e tendere la mano verso gli altri scoperti che correndo
inseguiti dalle guardie devono cercare un itinerario toccando la mano del
prigioniero. Quando vi sono più prigionieri loro formano una catena ed è sufficiente
che un ladro libero tocchi il primo prigioniero, affinchè tutti quelli che sono in
contatto con lui siano liberati immediatamente. Il gioco finisce quando tutti i ladri
vengono scoperti e catturati.
La campana
Era un gioco di società che si praticava all’aperto o in qualche giardino, dove
occorrevano equilibrio, abilità e destrezza nei movimenti, agilità, attenzione,
fantasia ed un gesso o una piccola pietra per disegnare la campana. Per terra si
tracciavano delle caselle numerate ed ogni giocatore, seguendo scrupolosamente
delle regole ben precise, doveva conquistare con piccoli saltelli su di un piede le
caselle, senza toccare mai le linee delimitanti e solo l’uso delle mani era concesso

per recuperare la pietra o “staccia”, altrimenti definita. Chi era bravo ad arrivare,
superando le numerose caselle senza mai sbagliare, nella classica zona di riposo,
ritornava a percorrere felicemente la campana, fino a riuscire a conquistare
abilmente tutti i numeri delle caselle. Un gioco veramente divertente che si pratica
ancora adesso!
Il cerchione
Non era altro che il cerchione della ruota di bicicletta, senza accessori che si faceva
roteare con una spinta, fino a quando non si arrestava, cadendo, o lo si rincorreva a
perdifiato, provando e riprovando d’imprimergli delicate spinte tramite un’assicella
di legno, per poi farlo proseguire dritto restando in piedi.
Palla avvelenata o Palla Prigioniera
Per giocare a questo gioco è necessaria una palla, un giocatore scelto a sorte diventa
il battitore il quale lancia la palla verso un muro gridando il nome di un altro
giocatore. A questo punto tutti devono cercare di scappare allontanandosi il più
possibile, tranne il giocatore chiamato dal battitore che deve cercare di prendere la
palla e gridare: “Fermi tutti!”, costringendo gli altri a diventare “Statue immobili”. A
questo punto il giocatore che ha la palla può fare tre passi verso un giocatore e
cercare di colpirlo e quindi eliminarlo, se però il giocatore preso di mira riesce a
bloccare al volo la palla, è il battitore ad essere eliminato, e si riprende da chi ha
afferrato la palla. Vince chi resta ultimo.
Un, due, tre stella!
Un classico, un giocatore scelto a caso si pone davanti a tutti i giocatori a debita
distanza (circa 20 metri), si volge di spalle e urla “Un, due, tre stella” a quel punto si
gira di scatto ed osserva i giocatori. Lo scopo del gioco è cercare di raggiungere il
giocatore che parla senza farsi notare, quando lui è girato infatti loro devono correre
verso di lui, ma quando egli si gira deve vedere gli altri giocatori immobili, se
qualcuno viene visto muoversi è squalificato. Il gioco termina quando tutti i giocatori
sono squalificati o se qualcuno riesce a raggiungere il giocatore che parla. Questo
gioco è anche conosciuto come “Le belle statuine d’oro e d’argento” o “L’orologio di
Milano fa tic tac”.
La trottola
Era un piccolo strumento di legno ben congegnato, a forma di trottola. Si giocava
con una cordicella che si avvolgeva alla parte appuntita della stessa: tirando
abilmente l’estremo capo della cordicella, l’oggetto girava e rigirava reggendosi in
piedi. Un semplice oggetto, con cui il divertimento era assicurato!
La rotella

Era un giocattolo rumoroso realizzato con un cerchio di legno, bloccato al centro da
un chiodo, ad un’asta lignea. Logicamente il chiodo non teneva ben fissi cerchio ed
asta, la cosiddetta “rotella” che appunto, era mobile e permetteva di organizzare
delle simpatiche corse spingendo l’asta. E dire che la conservo ancora gelosamente,
tra i miei ricordi d’infanzia, perché regalo di mio nonno Giuseppe!
Che dire? Giochi poveri, ma belli lì dove “il bisogno aguzzava l’ingegno”,
creativamente, correte fuori a giocare ed a ricordare ai bambini di fare i bambini!