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Siamo abituati a pensare che la nostra attenzione sia un processo dominato esclusivamente dai neuroni. Le immagini del cervello attivo, i circuiti che si accendono durante la concentrazione, ci portano naturalmente a immaginare un sistema nervoso centrale in cui i neuroni sono gli unici protagonisti della scena. Ma la scienza, come spesso accade, ci invita a rivedere le nostre certezze.
Un recente studio apre un nuovo orizzonte: il controllo dell’attenzione potrebbe dipendere anche da un altro tipo di cellula cerebrale, fino ad oggi sottovalutata nel grande teatro della coscienza: gli astrociti.
Gli astrociti sono cellule gliali, fino a poco tempo fa considerate semplici “cellule di supporto”, una sorta di staff tecnica che si occupa della manutenzione generale del cervello. Tuttavia, ricerche sempre più avanzate stanno dimostrando che queste cellule partecipano attivamente ai processi cognitivi. E il nuovo studio mostra qualcosa di sorprendente: gli astrociti sono in grado di influenzare il nostro stato di attenzione su scale temporali più lente rispetto a quelle dei neuroni.
Cosa significa tutto questo? Significa che mentre i neuroni rispondono in millisecondi, garantendo una reattività immediata agli stimoli, gli astrociti operano su una scala temporale più lunga, che consente loro di modulare lo stato generale di allerta e attenzione. In pratica, è come se i neuroni si occupassero delle decisioni istantanee, mentre gli astrociti determinassero quanto siamo predisposti a restare vigili nel tempo.
L’importanza di questo meccanismo è cruciale. L’attenzione non è solo una questione di reattività rapida, ma anche di persistenza e stabilità mentale. Gli astrociti, quindi potrebbero svolgere un ruolo chiave nei disturbi dell’attenzione, nella stanchezza cronica e persino nel jet lag, dove la regolazione dello stato di vigilanza risulta compromessa.
Il futuro della neuroscienza si arricchisce così di nuove prospettive. Non solo neuroni, ma una complessa rete di attori cellulari lavora in sinergia per costruire la nostra esperienza del mondo. Comprendere il ruolo degli astrociti significa aprire una porta verso nuovi approcci terapeutici, più raffinati, che tengano conto non solo dei segnali rapidi, ma anche di quei ritmi lenti e profondi che governano la nostra mente dall’ombra.
In fondo, anche l’attenzione come la vita, non è solo una questione di velocità, ma anche di resistenza e profondità. E gli astrociti potrebbero essere i silenziosi custodi di questo equilibrio.
Scritto da: Marco Naponiello
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