Il Muralismo sardo: di Sara Carvone
Arte Cultura Meridione

Il Muralismo sardo: di Sara Carvone

Viaggio alla scoperta dei murales in Sardegna

A quanti di voi nel ben mezzo di una passeggiata è mai capitato di trovarsi faccia a faccia con una vera e propria opera d’arte? Forse è una domanda un po’ insolita ma posso assicurarvi che capita anche questo. Oggi ci addentriamo nel muralismo, l’arte pittorica che esprime su uno spazio pubblico un contenuto ideologico popolare, ma come nasce questa forma d’arte? Ebbene, nasce in Messico e il suo fondatore è un professore dell’Accademia di belle arti di nome Gherardo Murillo che di ritorno da un viaggio in Italia nel 1904, fu talmente impressionato da spingere i suoi alunni ad approfondire le conoscenze di Giotto ed altri pittori per riprendere la tecnica dell’affresco. L’artista, in pieno periodo della rivoluzione messicana, comincia a dipingere la realtà quotidiana dell’epoca creando così una forte connessione tra l’arte e la politica. Il Muralismo si espande così anche internazionalmente: Argentina, America Latina, Uruguay e giunge e perfino in Sardegna. Realizzati a San Sperate nel 1968 da Giuseppe Sciola a San Sperate ,questi murales vengono considerati i più belli di tutta la Sardegna, tanto che questa zona del Sud-Campidano si fregia del titolo di “paese-museo”. Se mai vi ritrovaste in Sardegna, vi consiglio di andare a visitarli. Ad ogni modo negli anni successivi, questa forma d’arte prende sempre più piede e si possono trovare ad Orgosolo e a Villamar e posseggono un forte significato simbolico: lotta contro le ingiustizie, rivoluzione sarda, corruzione e in particolar modo il folklore. Siamo molto legati alle antiche tradizioni o alla storia dell’Isola in generale e spesso potreste trovare murales rappresentanti i famosi Mamuthones o la bellissima Giudicessa Eleonora D’arborea, questo nella foto si trova ad Ussaramanna.